Stress: cos’è e come curarlo
Che cos’è realmente lo stress: stress positivo e stress negativo Sullo stress dobbiamo finalmente fare chiarezza perché troppa confusione c’è stata intorno a questo termine (entrato prepotentemente nel linguaggio di ogni giorno). Innanzitutto stress non è affaticamento e stanchezza: la gente dice che si è stressata per un’attesa, per il traffico, ma questo non ha niente a che vedere con lo stress.
E poi dobbiamo finalmente chiarire come e perché lo stress diventa negativo e pericoloso! Non è l’intensità dello stimolo stressante (stressor) a determinare gli effetti negativi, e nemmeno il susseguirsi di varie situazioni di stress; e nemmeno ha senso parlare di soggetti che sono geneticamente predisposti allo stress negativo. Tutti possono affrontare condizioni di stress, risolverle, rimettersi in grado di affrontare un nuovo evento, senza avere conseguenze dannose!
Lo stress diventa negativo e dannoso solo quando la persona ha già in atto alterazioni di alcuni suoi funzionamenti di fondo (fondamentali nell’impatto con l’evento stressante).
Nella sua forma positiva (eustress) lo stress è temporaneo, è una condizione che consente di attivare al massimo tutte le nostre risorse per permetterci di affrontare un ostacolo o una minaccia in tempi brevi. Ma, una volta risolto il problema, si ritorna ad una piacevole condizione di allentamento neurofisiologico che ci permette di recuperare energie, lucidità e forza per essere, così, pronti ad affrontare e gestire un nuovo momento critico. I sistemi che permettono di affrontare eventi stressanti, dunque, assolvono ad una funzione vitale e possono essere forzati consentendoci di intervenire su tali eventi per poi tornare ad una condizione iniziale di disattivazione (baseline).
Quando però l’organismo è già alterato, può accadere che i meccanismi attivati non siano più in grado di disattivarsi, lasciando la persona in uno stato cronico di allarme e di tensione (stress patologico o distress) anche in assenza di un reale stressor, e l’organismo incomincia a logorarsi.
Tra le alterazioni rilevate con più frequenza come basi dello stress cronico ritroviamo:
una particolare auto-percezione che induce il soggetto a sentirsi e definirsi stressato;
una valutazione diminuita delle proprie capacità, una progettualità chiusa;
una tensione muscolare cronica;
un persistente stato di simpaticotonia;
posture stereotipate;
una respirazione tipicamente alta e toracica o trattenuta;
sensazioni chiuse;
tendenza alle aggressioni, intolleranza, rabbia inefficace;
scarsa tenerezza.
Il Counseling Funzionale
Una prospettiva di intervento che sfidi il futuro deve potersi basare su una teoria e una metodologia innovative, capaci di accogliere la sfida della complessità: una teoria scientifica sull’uomo, sui suoi funzionamenti, sul suo star bene, che possa tenere in considerazione l’interezza della persona, tutti i sistemi integrati del Sé, cognitivi, emotivi, neurologici, endocrini, fisiologici, sensoriali, motori. Ora, è proprio il Funzionalismo moderno che porta avanti da tempo tutte queste caratteristiche, perché si occupa dell’individuo guardandone tutti gli aspetti, tutti i piani Funzionali. Il Funzionalismo, inoltre, prende in considerazione i funzionamenti di fondo, cioè qualcosa che sta alla base di pensieri, emozioni, comportamenti, atteggiamenti; funzionamenti composti da “elementi essenziali” su cui è più semplice intervenire.
Il Counseling Funzionale prevede le seguenti fasi:
Accogliere il problema portato in tutti i suoi aspetti, in tutta la sua storia.
Approfondire sintomi o disturbi collegati al problema.
Individuare lo stato più ampio di stress da cui è scaturita la richiesta di aiuto. In tal senso vanno individuati i funzionamenti di fondo (EBS) alterati o carenti che sono alla base del problema.
Decidere se le alterazioni individuate sono dovute ad una situazione attuale collegata a un numero limitato di funzionamenti di fondo.
Decidere se queste alterazioni limitate possono essere recuperate in un periodo di tempo limitato.
Riformulare il problema ed effettuare una restituzione alla persona in termini di funzionamenti di fondo.
Il Counseling Funzionale nello stress
Anche nel campo dello stress il Counseling Funzionale valuta se il problema che la persona porta può essere collegato alle alterazioni di funzionamenti dovute allo stress. Il problema allora viene riformulato proprio in relazione ad una condizione di fondo di stress. Ci sono molti casi in cui è lo stress a rendere problematiche alcune situazioni di vita: lo studio, il lavoro, le relazioni di amicizia, le relazioni familiari, e a volte anche il tempo libero. In questi casi il Counseling rivela chiaramente che il problema reale è lo stress; e, consigliando o attuando interventi specifici sullo stress, affronta il problema che la persona ha portato.
L’intervento antistress
Il Counseling Funzionale, dunque, rimanda anche ad un intervento antistress per affrontare i problemi di vita attuali portati dalle persone. Si tratta di invertire lo stato cronico di stress agendo sulle Funzioni che ne sono alla radice. Risolvere lo stato di cronicità è possibile recuperando funzionamenti di fondo quali il Lasciare, la Calma, lo Stare, l’Allentare il controllo, il Benessere: attraverso un’azione modificatrice di alcuni regolatori generali quali la respirazione, la tensione muscolare, le posture, la memoria periferica e il sistema propriocettivo, tutti elementi corporei accessibili ad un operatore esterno attraverso tecniche specifiche. E nella metodologia Funzionale le varie sedute hanno tecniche precise e ben determinate, e una precisa strutturazione in modo da intervenire contemporaneamente sui diversi livelli Funzionali.
Post di SEF
www.stellabenessere.it Padova
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