Il modo di utilizzare l’arte nella relazione d’aiuto è l’art counseling.
Articolo
Con l’art counseling si concretizza un approccio nuovo che, in qualche modo, sintetizza molti degli aspetti considerati in precedenza. L’art counselor pone i linguaggi artistici e la creatività al servizio della relazione d’aiuto caratteristica del counseling: cioè l’arte entra nella relazione d’aiuto non come protocollo specifico di un modello terapeutico, né come comunicazione spontanea d’energie creative di colui che è artista, ma come strumento di comunicazione affettiva, cognitiva e simbolica, per instaurare al meglio la relazione con lo scopo di “aiutare ad aiutarsi”. L’arte e i linguaggi artistici come “stimolatori” della creatività interna ad ogni persona e della sua capacità auto poietica ed auto rigenerativa.
Creatività, libera espressione, esplorazione dei potenziali espressivi, comunicativi e relazionali diventano le fondamenta per realizzare nella propria vita ciò che l’artista realizza sulla sua materia.
Per riuscire a stimolare questo processo l’art counselor non deve propriamente essere un artista in senso stretto, ma deve avere interiorizzato le potenzialità dei processi artistici, le capacità di facilitare l’espressione delle creatività personali, la capacità di stimolare la creatività corale, la capacità di strutturare e canalizzare l’energia creativa, la capacità di rielaborare i vissuti delle esperienze artistiche in modo da indurre nell’individuo processi di consapevolezza, decisione, trasformazione esistenziale.
In particolare l’art counselor della scuola di CinemAvvenire deve essere incentrato a trovare soluzioni creative che riguardano i problemi esistenziali. I “segreti” e le caratteristiche della creatività artistica devono essere utilizzati cioè per trasformare la vita quotidiana.
I campi di intervento dell’art counseling sono così naturalmente molto vari: dalla scuola alla sanità, dai luoghi di lavoro, ai quartieri urbani, ai territori rurali, alle situazioni di disagio sociale ed esistenziale più diverse.
Nella scuola, ad esempio, si può lavorare con i bambini (ma anche con gli insegnanti e i genitori) sull’alfabetizzazione emotiva, o con gli adolescenti sul loro progetto di vita; nella sanità sul rapporto tra operatori e pazienti e nei luoghi di lavoro in generale per costruire gruppi capaci di creatività corale.
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di : http://www.scuolacounselingroma.it/
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